Ci pensiamo come una bottega ed una officina.
Adolf Loos e la cerchia di artisti e intellettuali della Vienna di Das Andere rappresentano per  noi un riferimento culturale, artistico e di metodo.

Questo approccio, non alla moda, non fatuo, non un nuovo ismo in attesa di essere presto sostituito da qualcos’altro, è basato su alcune parole chiave: Tradizione, Regola, Razionalità, Modernità, Ricerca, Immaginazione.
Nel lavoro quotidiano pensiamo, disegnamo, realizziamo l’architettura, pezzi di città, case ed arredi, immaginando sempre nuove combinazioni e nuove possibilità di invenzione a partire da un patrimonio ricchissimo, costantemente amato studiato e analizzato, senza mai perdere la curiosità e l’attenzione per quanto altro viene pensato e realizzato nel mondo intorno.


Non esistono l’arte antica, l’architettura antica o l’arte moderna, esiste solo l’Arte (ed è tutta viva e contemporanea a noi, come il ricordo delle persone care non più tra noi.
Del resto non importa).


Non esistono gli uomini primitivi, esistono solo mezzi primitivi. L’idea è costante fin dall’inizio (LC).  


L’Officina è il luogo dove le idee vengono
trasformate in modelli.

I progetti sono pensati come prototipi: una cucina, un bagno, una camera per i figli, una poltrona, una domus, un complesso residenziale collettivo od un blocco ad appartamenti, etc.

Ogni singolo pezzo (di arredo, di casa, di città), viene riconsiderato tanto nei suoi aspetti più profondi, rituali, significanti, quanto in quelli logici, pratici, economici e riprogettato.


In Officina, la ricerca, procede indipendentemente dalle occasioni concrete, dalla committenza. Ogni giorno cresce e si articola l'abaco delle combinazioni, generando sempre nuovi spunti da sviluppare nelle occasioni concrete di costruzione. Sono elementi (edifici, case, arredi, oggetti) che contribuiscono alla lenta costruzione di una città ideale. Il nostro cammino segue, quindi, un percorso antico: un tracciato che parte dalle botteghe rinascimentali, passa dagli atelier degli architetti rivoluzionari (Boullèe e Ledoux), attraversa l'esperienza del Bauhaus e dei maestri più vicini nel tempo.